26 Apr CONFAGI: «LA RINUNCIA DI INTESA SANPAOLO? PER NOI UN SOLLIEVO E UNA SODDISFAZIONE. MA ORA GENERALI RAFFORZI IL PATRIMONIO E LA RETE AGENZIALE»
Antonio Canu, Mariagrazia Musto e Davide Nicolao, presidenti della Confederazione degli Agenti di Generali Italia intervengono in coro su un capitolo che aveva suscitato «preoccupazione». E guardano avanti suggerendo al Leone la strada da seguire…
«Quale strategia deve adottare adesso Generali? Deve passare da un rafforzamento patrimoniale a cui far seguire un ulteriore rafforzamento della rete agenziale». Così rispondono in coro Antonio Canu, Mariagrazia Musto e Davide Nicolao, i tre presidenti di Confagi, la Confederazione degli Agenti di Generali Italia, a una domanda di Tuttointermediari.it. «Sicuramente l’Italia è il paese che sta più contribuendo al risultato del gruppo e spesso la rete è stata oggetto di revisione dei compensi dettata più o meno dai cambiamenti dei mercati o finanziari; auspichiamo quindi un importante sviluppo delle attività estere tramite un maggiore consolidamento delle società già presenti e da possibili interessanti acquisizioni nel mercato europeo e mondiale».
I tre presidenti hanno detto la loro anche rispetto a quanto accaduto nelle settimane scorse a proposito del passo indietro compiuto da Intesa Sanpaolo, che ha mollato la presa sul Leone. Confagi, che è costituita da Anagina (Associazione nazionale agenti Ina Assitalia), Gaag (Gruppo aziendale agenti Lloyd Italico) e Unat (Unione nazionale agenti Toro), come ha accolto questa notizia? «Con sollievo e soddisfazione», rispondono Canu, Musto e Nicolao. «Dopo tre anni di lavoro congiunto, ma anche di forti contrapposizioni, con la compagnia dedicati all’integrazione e dopo averne subito tutti gli effetti negativi, le reti vorrebbero che si iniziasse a parlare di business, di sviluppo, di innovazione di prodotti e di sistema, di piani di produzione e crescita. Cose che con l’attuale management si stanno iniziando a fare. L’idea di rimettere tutto in discussione con piani industriali e organizzativi sconosciuti e magari con interlocutori nuovi ci aveva molto preoccupato».
Quali erano i rischi per la rete agenziale? E quali eventualmente le opportunità? «Per chi ha vissuto sulla propria pelle la conquista di un record come la più grande fusione assicurativa compiuta nel minor tempo mai realizzata, non può augurarsi di ricominciare a “lottare” all’alba del giorno dopo, quando le ceneri della battaglia sono ancora nell’aria. Il rischio più grande: gettare la rete di agenti in una vera e profonda crisi d’identità», affermano i tre presidenti.
«Fondersi e “confondersi” con la figura del bancario non avrebbe giovato a nessuno di noi. Trovarci alle prese con un ulteriore stravolgimento in un clima di dubbio e incertezza per il nostro futuro, nel quale la parola “disintermediazione” non si capisce ancora bene se sia un atto terroristico o una reale e concreta minaccia per il futuro della professione dell’agente assicurativo, avrebbe compromesso la stabilità di ognuno di noi. Lo sforzo che gli agenti sono chiamati quotidianamente a compiere per cambiare ed evolvere al fine di restare sul mercato crediamo che non possa essere messo oltremodo sotto minaccia», hanno concluso i presidenti.